giovedì 27 settembre 2012

Analisi Elezioni 2013 parte 4: Fini e Futuro e Libertà


I know it. LogicoPensatore si era ripromesso di scrivere un post per ogni partito e un post per il suo leader. Ma perchè è tanto difficile separare le due cose? Perchè in Italia nella stragrande maggioranza dei casi si è costretti a votare per l'uomo e non per il partito? Nelle realtà europee come nelle imminenti elezioni americane, il partito viene prima ed è più importante del singolo candidato.
Futuro e libertà (d'ora in poi Fli) è il classico esempio di inscindibilità fra candidato e partito, una condizione cui ci ha relegato il berlusconismo da 20 anni a questa parte. Ma ci arriveremo in un altro post.

Gianfranco Fini, attuale presidente della Camera dei deputati, è l'uomo che in parte a contribuito alla caduta del governo Berlusconi nel 2011, applicando una discutibile strategia politica in qualche modo simile al Bertinotti del 2006.
Le analogie fra i due politici sono molteplici: entrambi derivano dalle fasce più estreme della loro coalizione, entrambi hanno ottenuto il ruolo di presidente della Camera, ed entrambi sono stati considerati dei "traditori" (parola forte) da chi li appoggiava nella coalizione di governo e soprattutto dai loro elettori. E fidatevi di LogicoPensatore che anche il prossimo futuro di Fini sarà comune al sessantottino.
Fini nasce politicamente come "erede" di Giorgio Almirante, politico fondatore della Destra Nazionale e del Msi al quale, durante gli anni dell'egemonia democristiana in Italia fu attribuito addirittura il tentativo di rifondare il Partito Fascista. Fin da giovane, Fini ottenne ruoli di spicco nell'attivismo dell'estrema destra romana e guidato da Almirante riuscì a farsi eleggere in parlamento alla tenera età di 29 anni. Pochi anni dopo la morte del mentore, con un congresso a Fiuggi nel 95 viene fondato il partito Alleanza Nazionale.
Da qui il sempre maggior coinvolgimento con Berlusconi e la sua Casa delle Libertà. Quando poi con il 2008     il suo An confluisce nel partito di Berlusconi sembrò crearsi un ottimo connubio, ma con un progredire di dichiarazioni contro il premier e la sua politica perfino nelle convention del Pdl, la fondazione del movimento Fli nell'estate 2010 sancì il divorzio e l'inizio della guerra mediatica fra i due ex amici.
Molti parlamentari cavalcarono l'onda seguendolo e abbandonando il Pdl, passando di fatto all'opposizione, salvo alcuni (i meno coerenti di tutti) che resisi conto dei pochi adepti rispetto ai lealisti di Arcore, preferirono tornare direttamente nelle file del Re Silvio (figuriamoci: solo gli stolti non cambiano mai idea ma cambiarla 2 volte in pochi mesi è "logicamente" ridicolo).
La guerra messa in atto da Berlusconi si combattè a suon di scandali mediatici fra le olgettine del premier e la casa a Montecarlo di Fini. Per il Pdl ci fu un punto fermo: la richiesta di dimissioni da presidente della Camera da Fini.
Perchè Fini non si è mai dimesso? Non è logico che un capo di partito all'opposizione resti rappresentante del governo perfino come terza carica dello stato.
Il motivo è molto logico: l'obbiettivo di Fini era creare una "nuova" forza politica di centrodestra che assorbisse completamente i parlamentari e gli elettori del Pdl escludendo Berlusconi, la sua corte e i leghisti; avrebbe conquistato i voti di chi il cavaliere non lo digerisce (puntava anche a prendere voti dalla sinistra, ecco il perchè delle sue dichiarazioni moderate)  e si sarebbe posto alla guida del paese (sperava).
Ma il partito Fli da lui creato è quanto di più debole si possa immaginare, anche nei primi mesi i sondaggi non gli erano favorevoli e Fini si è reso conto di essere alla guida di un partitino che non supererebbe nemmeno lo sbarramento dei voti alla Camera.
A conti fatti gli è convenuto rimanere come terza carica del paese, sapendo di poter sfruttare il richiamo mediatico che porta il suo ruolo. La sua campagna elettorale quindi è partita molto prima di tutti gli altri partiti ed essendo sempre al centro dell'attenzione visti i suoi impegni istituzionali, ha saputo creare una campagna completamente gratuita grazie agli organi di stampa che devono dare spazio alla sua carica (non proprio in linea col concetto di super partes).
Il vero problema di Fli però si porrà a fine legislatura: è stato lungamente anticipato anche da Italo Bocchino (vicepresidente) che Fli non correrà da solo ma si alleerà con l'Udc e l'Api di Rutelli. L'obbiettivo comune di queste forze è quello di divenire la terza forza politica del paese (obbiettivo quanto mai basso, come dire che l'importante non è vincere ma partecipare).
Se i lettori di LogicoPensatore vorranno interessarsi del programma politico di Fli avranno un compito arduo: non si trova da nessuna parte su internet nemmeno un canovaccio con un elenco di idee per la prossima legislatura. Pare infatti, secondo la Senatrice Germontani che il vero programma di Fli sia completamente in linea se non un proseguito dell'"Agenda Monti", come d'altronde già auspicato da Pierferdinando Casini.

La verità secondo LogicoPensatore è che Fli sia un partito povero di spirito (e di programma),  la sua rappresentanza in parlamento è solo dovuta al declino del potere del cavaliere e la quota di parlamentari non rispecchia in proporzione il suo elettorato. Nonostante si professi come un partito di destra non condivide nemmeno un pensiero con Lega, Pdl o LaDestra di Storace, anzi è inutile sottolineare come l'ex esponente più importante dell'estrema destra italiana si ponga con un partito di slancio fortemente centrista.
Gli stessi elettori risultano confusi, i lealisti di destra voteranno ancora il cav, mentre i delusi si sposteranno a sinistra o sul M5s di Grillo, lasciano veramente poco spazio all'avventura di Fini.
Secondo Logicopensatore Futuro e Libertà si attesterà alle prossime elezioni 2013 con un risultato compreso fra l'1 e il 3%, ergo impossibilitato a superare lo sbarramento in parlamento.
Questo a meno che (come anticipato) Fli non si candidi in un "listone" accanto all'Udc e Rutelli.
Ma l'interrogativo rimane: a capo di questa lista chi ci sarebbe? Casini, Rutelli e Fini non sono tipi da spartire  il potere, tanto meno da rinunciare alla guida del movimento o da sottostare troppo ai capricci di un altro.
Avverrà la classica situazione di quando ci sono troppi galli in un pollaio...

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